I miei cani

Ecate

Ti voglio raccontare la storia di Ecate, la Dea dell’oscurità, della morte, della stregoneria e magia, e di Ecate la mia cagnolina minuscola e peperina. Mi hanno criticata in moltissimi per questa omonimia e nelle prossime righe ti racconto il perché io abbia scelto proprio questo nome.

La divinità Ecate è antichissima e psicopompa, ovvero con il potere di viaggiare indisturbata tra il mondo dei vivi e quello dei defunti. E’ la guida dietro le parole profetiche della Sibilla Cumana, che faceva da messaggera ai vivi.

Uno dei significati del suo nome è, difatti, “colei che colpisce da lontano”. Molto lontano: dal passato, dall’aldilà, dai sogni. È stata Ecate la prima creatura che udì il pianto di Persefone, nel momento in cui Ade la rapì trascinandola negli Inferi. Lei, raffigurata con una torcia in mano per farsi strada nel mondo dei morti e con tre volti raffiguranti il passato, il presente e il futuro – uno giovanissimo, uno adulto e uno vetusto – è anche la protettrice dei cani.

Spesso accompagnano la sua iconografia, fedeli compagni che ululavano straziati o felici ogni volta che lei se ne andava e ogni volta che tornava tra loro.

Ci sarebbe moltissimo altro da scrivere su di Lei ma ho già tutti gli elementi per introdurti Ecate, la mia bestina.

La mia situazione, nel novembre del 2014, era la seguente: appena laureata alla Magistrale, con tre lavori che sommati mi aiutavano a mala pena con le rate universitarie, tutta la mia energia investita per superare l’esame e accedere al Dottorato di Ricerca; di notte e nei weekend davo spazio anche a Bocconcini Canini, un’attività che mi ha sempre fatta sentire felice a prescindere da successi o insuccessi; soprattutto, la morte inaspettata e precoce di uno zio cui volevo molto bene e nello stesso periodo la morte di Billa (Sibilla, in realtà), cagnolina feroce e bianca che mi ha fatto da sorella per ben sedici anni.

Ecate

Il lunedì precedente al martedì di novembre di cui sto parlando, nel mezzo dello sconforto generale per la mia vita, nel mezzo dell’attesa straziante dei risultati dell’esame, seppi di non averlo superato.

Puoi immaginare con che spirito, il giorno dopo, io abbia affrontato la routine.

L’eccezione di quel martedì era incastrare tra gli impegni una visita promozionale di Bocconcini Q.b. in un grazioso negozio di articoli per animali a Varese. Andai per lasciare in conto vendita alcuni pacchettini, apatica e senza aspettative, sentendomi anche un po’ sfigata a dirla tutta. La vidi.

In una gabbia, un po’ nascosta, c’era un batuffolino minuscolo nero come la pece, che giocava col fratellino.

La fuliggine mi guardò seria, poi si nascose. Non era in vendita ma la ragazza cercava persone che potessero adottare anche lei, dopo che il fratello aveva già trovato qualcuno. Non ci pensai su due volte, e iniziò a piovere a dirotto.

Forse era stata la mia cara Sibilla a guidarmi profeticamente proprio li (in fondo, Bocconcini Q.b. – che all’epoca era “Bocconcini canini”) è iniziato per lei, per cercare di farla mangiare quando già stava male); forse è stata pura magia (che a volte, per me, si chiama anche destino); qualcosa del mio sentirmi inadeguata per le mie scelte passate, confusa sul presente e negativa per il futuro mi ha portato lei tra le braccia.

Come se fosse l’unica creatura al mondo a sentire il mio pianto in quel momento. È Ecate, pensai di istinto.

Ricordo benissimo di come la mia sciarpa, ancora al mio collo, le fece da culla per tutto il viaggio verso la sua nuova casa. Di come ci aiutammo a vicenda a trovare un modo per stare sempre meglio: lei facendo amicizia con IndianaJones, gigante buono e chiarissimo che ora è suo inseparabile fratello, io con nuove sfide e nuovo lavoro, il lavoro che ho tuttora, la mia strada con la S maiuscola. Nei momenti di dubbio, nei momenti in cui non so proprio chi io sia tra la Chiara passata, l’attuale e la Chiara del futuro, so che posso contare anche sull’amore totalmente incondizionato dei miei due meravigliosi cani. E di quelli che ho avuto ma che ora non ci sono più.

Se questa non è stregoneria, allora non so davvero cosa sia.

Indiana Jones

Indiana Jones

Quando il nostro Marty McFly, omonimo del protagonista di Ritorno al Futuro, morì accidentalmente dopo nemmeno un anno che lo portammo a casa dal canile, io e mio fratello Andrea decidemmo quasi subito di prendere un altro cane. Anche per fare compagnia a Billa, ormai anziana e con sempre meno energie. Grazie all’aiuto di due amiche trovammo, a fine agosto dello stesso anno, il contatto di un rifugio a Varese dove in quei giorni erano disponibili dei cuccioli ed erano arrivati dalla Spagna alcuni meticci. Più precisamente, salvati dalla Spagna. Erano approdati prima in meridione, in diversi canili, e da li portati poi a Varese. Appena giunta con Andrea e Franco, il mio ragazzo, mi sono immediatamente invaghita di uno dei cuccioli all’ingresso ma poi ho voluto far visita a tutto il rifugio. I cani non erano in gabbia ma giravano liberi e molti erano rintanati nella struttura.

Su un divanetto, al centro di una stanza, sdraiato con un’aria tristissima, c’era un cucciolotto biondo e tenero, con gli occhi lucidi e affusolati e il pancino bianco. Era tra i cani giunti dalla penisola iberica e dopo un lungo e difficile tragitto ci eravamo conosciuti. Era giovanissimo ma di taglia già discreta: le zampe, come poi mi fece notare mio papà appena lo portai a casa, erano lunghissime e il corpo già affusolato.

Alla fine decidemmo di adottarlo. Non era felice, era stanco, voleva rimanere rintanato li e non essere toccato da nessuno. Chissà com’è traumatizzato abbiamo pensato. Sceso da noi in cortile trovò subito un posto all’ombra e si sdraiò li con la stessa tristezza negli occhi. Per ore non si mosse, non ha voluto bere né toccare cibo fino a che non mi sono sdraiata accanto a lui accarezzandolo senza sosta. Gli sporcavo il naso di pappa e di acqua, pian piano trovò l’appetito. Poi la curiosità. Salì le scale ed esplorò casa. Conobbe Billa, annusò tutto il giardino.

E si mise a correre.

Indiana Jones

Come una scheggia. Trueno il suo nome spagnolo, ovvero “tuono”, correva come un fulmine, come il vento, come una cascata impetuosa. Con un’alta percentuale di galgo nel suo dna, che emergeva ogni giorno di più e lo ha fatto allungare e crescere fino a 30 kg. Ho voluto cancellare ogni traccia della sua vita precedente e ho deciso di cambiargli il nome. Ero decisa per Dumbo, perché come l’elefantino era tenerissimo e docile. Bocciato.

Non si era arreso o lasciato andare nonostante la tristezza che gli si leggeva addosso. Ha girato mezzo mondo. Aveva vissuto una miriade di avventure pericolose e difficili.

Era Indiana Jones. Abbreviato Indy, esattamente come il cane che aveva da piccolo Indiana Jones nel film e da cui egli stesso prese il nome.

Ecate e Indiana Jones

Ora Billa non c’è più ma non è stato solo a lungo. Con Ecate forma una fratellanza bizzarra, lui gigante dolcissimo e protettivo e lei carbonella minuscola e peperina. La tristezza negli occhi è scomparsa in quattro anni ma ha conservato con gli sconosciuti l’indole diffidente e cauta, che compensa col totale amore per tutti noi di famiglia.

E noi lo amiamo a nostra volta, soprattutto quando ci guarda ridendo.

Crudelia

Crudelia

Da quando mio fratello non c’è più, e io ho riconsiderato l’idea di tornare a vivere nella proprietà dei miei genitori, ho anche iniziato a pensare che un giardino così grande fosse fatto apposta per ospitare tanti cani. Nel frattempo, il mio compagno franco – che abitava ancora a Bergamo – negli ultimi anni ogni tanto si lasciava sfuggire il desiderio di avere un cagnolino suo. D’altronde, di Ecate si è innamorato all’istante, e c’etra anche lui quando abbiamo scelto Indiana Jones al rifugio. 

Nel 2019 abbiamo ristrutturato casa e abbiamo iniziato a convivere: è stato tutto davvero magico, tranne un piccolo dettaglio, ovvero la separazione di Ecate e IndianaJones. Lui, infatti, preferisce stare al piano terra con i miei genitori, mentre Ecate ha sviluppato un attaccamento folle con me e Franco. Anche se aveva 5 anni, ha iniziato ad avere atteggiamenti di ansia appena cambiavamo stanza. Io e Franco, quindi, accogliendo anche il suo desiderio di avere un altro cagnolino, abbiam deciso di cercarne uno “a misura di Ecate” in modo che lei potesse giocarci e tenersi impegnata. 

E abbiamo trovato questa chihuahua cucciola e bellissima, non proprio originale ma a noi non importa affatto, vivace e curiosa, bianca a chiazze nere. Una chiazza era ben posizionata sulle chiappette, motivo per cui pensavamo di chiamarla Culotte… ma poi è arrivata, ha mostrato il suo caratterino, sembrava un mini dalmata e Crudelia è venuto da sé.

Credo sia la cagnolina più sveglia e intelligente che abbia mai conosciuto: è stata indipendente e buona sin dalla prima notte, ha imparato a fare i bisognini fuori, ha imparato a usare la gattaiola, se non possiamo giocare con lei si mette a giocare da sola. Soprattutto, ama gli altri due e lei e Ecate giocano tutto il giorno come due matte. Che coppia!

Chiara e Crudelia
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